Via i crocifissi, è subito polemica
Il Nuovo wrote:Via i crocifissi, è subito polemica
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Il giorno dopo la sentenza del Tribunale dell'Aquila che ha disposto la rimozione del simbolo sacro da una scuola, i cattolici insorgono. Maroni: una sentenza aberrante.
ROMA - La risposta è di quelle secche, che poco spazio lasciano ai commenti: riguardo all'esposizione del Crocifisso nelle scuole, il Ministero dell'Istruzione e della Ricerca "applica e continuerà ad applicare le disposizioni di legge del 1923, mai abrogate, che fanno, appunto, obbligo di esporre il crocifisso in tutte le scuole, così come in tutti i tribunali". Ecco quello che si fa rilevare in ambienti del Ministero a proposito della decisione emessa da un giudice dell' Aquila, che ha disposto di rimuovere il crocifisso nelle aule di una scuola. Ma anche nel mondo politico la sentenza fa discutere e suscita disapprovazione sia a destra che a sinistra. Da Veltroni a Maroni, da Storace alla Turco, un coro di no accompagna la decisione del giudice.
"Il mio giudizio è che si tratta di una forzatura del tutto sbagliata – dice il sindaco di Roma Walter Veltroni -: non a caso la richiesta che ha fatto scaturire la sentenza viene dalle componenti più fondamentaliste del movimento islamico. La parte più responsabile del movimento contribuisce invece ad occasioni di dialogo, aiuta il dialogo. E quindi questa sentenza è una scelta sbagliata".
Durissimo è stato il commento del ministro Maroni: "E' una sentenza aberrante che deve essere cancellata al più presto Non si può accettare che un giudice cancelli millenni di storia" ha detto il ministro, intervenuto oggi a una manifestazione del Fai.
Ma ancora più duri sono stati i cattolici. Dopo la reazione infuocata di Monsignor Tonini, oggi è intervenuta anche la Cei, che insorge contro la sentenza. La sentenza - ha detto stamane il segretario della Conferenza episcopale italiana, mons.Giuseppe Betori - è in contraddizione con una legge vigente dello Stato, che nessun Parlamento ha mai cambiato né tanto meno la Corte Costituzionale". La decisione del tribunale rischia di aprire la strada ai "fondamentalismi religiosi più estremi". Il crocefisso non è solo un simbolo religioso - ha osservato - ma anche "l'immagine in cui il popolo italiano riconosce le radici stesse della sua civiltà". Mons. Giuseppe Betori , in una dichiarazione rilasciata alla trasmissione di Raiuno A sua immagine, ha espresso "meraviglia per quanto successo. Ciò che non ha fatto l'anticlericalismo ottocentesco - ha commentato - viene oggi presentato come una conquista della tolleranza". "In realtà - ha ammonito - in nome di una malintesa tolleranza non si fa altro che dare ragione ai fondamentalismi religiosi più estremi". "E poi - ha aggiunto - vi è un richiamo da fare: qui non è una questione di concordati o di accordi tra Chiesa e Stato, ma si tratta dell'applicazione di una legge dello Stato, ovvero di applicare una legge vigente che nessun Parlamento ha mai cambiato né tanto meno la Corte Costituzionale".
"Provo una fortissima indignazione per la sentenza dell'Aquila che è la logica conseguenza di una grave tendenza che punta alla negazione di valori che fanno parte della tradizione italiana ed europea". Così il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace , per il quale "é bene che si cominci a dire forte e chiaro che i cattolici non possono essere considerati ospiti in Italia. Ci sono Paesi in cui non possiamo né votare né soprattutto pregare ed è davvero paradossale che ci si debba difendere nel nostro Paese. Altro che diritto di voto!"
Sentenze come quelle dell'Aquila sul crocifisso a scuola "interpretano in modo sbagliato il pluralismo religioso, non aiutano l'integrazione e sono un errore sul piano storico e culturale". Questo il commmento dell'onorevole Clemente Mastella , segretario politico dell'Udeur-Popolari per l'Europa. Mastella ha ricordato che "nella prima Repubblica, quando ha governato la Democrazia Cristiana, la laicità è sempre stata rispettata e massima in quegli anni è stata la tolleranza nei confronti di chi non condivideva i nostri principi. Togliere oggi il crocifisso dalle aule delle scuole - ha aggiunto - significa non avere rispetto per valori che per noi sono fondamentali. Sono del tutto quindi fuori luogo i commenti di quei laici che plaudono alla sentenza. Per quanto ci riguarda le alleanze politiche non potranno non prescindere dalla riconferma, pur nel rispetto di tutte le posizioni, di quei valori cattolici che sono espressione di larga parte della società italiana. Ci siamo sempre schierati contro chi manifesta razzismo e antisolidarietà perché il tema dell' accoglienza ci è sempre stato caro. Non dimentichiamo infatti che molte delle nostre famiglie, in anni passati, sono state costrette ad emigrare e accolte con generosità in paesi stranieri. Ma, così come hanno rispettato le norme e le tradizioni di quei paesi, chiediamo che altrettanto facciano quelli che oggi arrivano in Italia”.
"Togliere il crocifisso dalle aule scolastiche costituisce una forzatura che non aiuterà certo a fare amare l'Islam dagli italiani". Lo dice Livia Turco , responsabile welfare dei Ds. "Non so quanto questa sentenza sia fondata sul piano costituzionale, non entro nel merito - dice l'ex ministro per la solidarietà sociale - Quello che mi pare certo è che rispetto alla cultura e alla storia del nostro Paese ciò è una forzatura che non serve a far crescere un processo di convivenza". "Anche da un punto di vista laico - aggiunge la parlamentare - non si può dimenticare la peculiare storia del nostro Paese e l'influenza che ha nella cultura e nel sentimento diffuso la religione cattolica". "Credo - prosegue - che il problema del dialogo e del rispetto delle religioni non sia nella battaglia sul mettere o togliere il crocifisso nelle aule". L'obiettivo, invece, secondo Livia Turco, "deve essere quello di riportare nell'aula di Montecitorio la legge sulla libertà religiosa che il Governo, subendo il diktat della Lega, ha lasciato cadere".
Il vicepresidente del Csm Virginio Rognoni, rimanda ai prossimi giorni per un giudizio più approfondito sul caso e si lascia sfuggire: “Sono disorientato e preoccupato".
(26 OTTOBRE 2003, ORE 14,35, ultimo aggiornamento alle ORE 17:30)
Cosa pensate di questa vicenda? Mi riservo di esprimere la mia in seguito.