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Vi sentite ben rappresentati dal "vostro" Berlusca

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ThE)Black

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Joined: 15 May 2003 20:31

Post 15 Sep 2003 15:12

è gia, bell'esempio, mi ha sbalordito riportando alla luce questi fatti, e a sottolineare tutti i vari governi "colpevoli" di questo.
Edit di Shade: Niente roba politica in signa thx.

Edit di Magistrate: Troppa roba in firma Black, metti al max un quote e magari un po meno invii
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SweeTiE

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Joined: 11 Sep 2003 15:37

Location: Aosta

Post 15 Sep 2003 15:22

intelligenza?forse...
curiosità e voglia d sapere la chiamo io, d'altronde nn c vuole molto: si prende 1 libro d storia, si va a cercare le notizie nei giornali del tempo e si tirano le proprie conclusioni...
forse io a 17 anni faccio quello ke molti ministri d allora nn pensavano minimamente d fare, studiare qualcosa.
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M A F I A

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A D M I N

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Post 15 Sep 2003 15:24

Uhm Courtney, se vuoi un consiglio, Internet è la miglior fonte di informazione perchè tra le tante fonti adulterate ce ne sono anche tante diciamo "pure". Purtroppo i Libri di Storia sono stati scritti da Professori di parte, spesso rossi, a volte neri, e quindi ti prospettano una visione di insieme diciamo carente di una parte di storia.
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The King Can Do No Wrong.
Peppe dice che Blackberry fa schifo, e che Android fa schifo ma per anni...
Peppe è stato un felice possessore di Blackberry Torch 9800.
Peppe è stato un felice possessore di Samsung Galaxy S III.
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ThE)Black

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Post 15 Sep 2003 15:30

ThE)MaGISTraTe wrote: Purtroppo i Libri di Storia sono stati scritti da Professori di parte, spesso rossi, a volte neri, e quindi ti prospettano una visione di insieme diciamo carente di una parte di storia.


Beato te che conosci degli scrittori fascisti, io presi sempre tutti comunisti infatti non vengono mai citati gli errori della sinistra e neanche i pregi della destra nei libri.
Edit di Shade: Niente roba politica in signa thx.

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ThE)ShaD0W

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Joined: 23 Jun 2003 15:51

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Post 15 Sep 2003 15:50

Sì courtney è vero, mi sono documentato sul fatto ed ho trovato questo articolo interessante sul panorama:
Abbiamo poca energia, la paghiamo cara e a volte andiamo in crisi. Soluzioni? Una ci sarebbe, ma fa paura



Sarà stato per il polmone artificiale andato in tilt nei giorni del blackout a macchia di leopardo, per i treni bloccati, per le parrucchiere costrette ad asciugare i capelli in strada. Fatto sta che il buio ha portato a galla il problema serio dell'energia in Italia. L'interruzione della corrente ha mostrato gli effetti della mancanza, in passato, di una programmazione organica, strutturale nel settore.
Così, oggi in Italia si torna a parlare di energia nucleare. Con una sorpresa: l'opinione pubblica, per la prima volta, è disposta a riflettere sui pro e i contro in modo serio. Senza strumentalizzazioni, senza slogan né toni esagerati. Ragionando.
Non era certo questo il clima il 9 novembre 1987, quando gli italiani furono chiamati al referendum. L'impatto emotivo di Chernobyl era ancora forte e in una Italia in perenne emergenza si vietava di bere latte e di mangiare insalata a foglie larghe. Erano gli anni in cui i sindaci facevano a gara per mettere, all'ingresso del paese, l'insegna "Comune denuclearizzato".
Vallo a spiegare, però, all'operaio di Sesto San Giovanni o al pescatore di Trapani che, in realtà, con il suo voto non ha mai vietato l'utilizzo dell'energia nucleare. Che un referendum abrogativo nella forma (sulle localizzazioni delle centrali, sui contributi a comuni e regioni che ospitavano gli impianti, sulla partecipazione dell'Enel a progetti all'estero) era diventato politico nella sostanza: gli italiani vogliono l'energia nucleare? Figuriamoci. Moltissimi risposero no. Forse, in qualche caso, senza capire la domanda.

Il risultato fu la chiusura, nei due anni successivi, delle quattro centrali che avevamo: Latina, Garigliano, Trino Vercellese e Caorso, nel Piacentino. Quella di Montalto di Castro, in costruzione, venne convertita in centrale termoelettrica. Una operazione di smantellamento a tappeto pagata a caro prezzo: 10 miliardi di euro. Oggi, più di 15 anni dopo, si scopre però che l'Italia non ha mai bandito il nucleare. Che domani mattina qualcuno potrebbe legittimamente costruire una centrale. Ecco allora che il dibattito, finalmente, si concentra sui problemi veri: sui costi, la gestione del ciclo delle scorie.
Ecco cosa accade in Italia. Il consumo energetico è più basso rispetto agli altri paesi europei, come per esempio la Germania. In compenso l'Italia vanta il primato della bolletta elettrica più cara dei Quindici. Una famiglia spende 19,86 euro per 100 kWh contro una media dell'Unione di 12,31. Secondo una ricerca del dicembre scorso sul grado di soddisfazione del servizio energia elettrica, gli italiani risultavano i più scontenti d'Europa.
C'è chi punta il dito contro l'incompleta liberalizzazione del mercato: pochi operatori, meno concorrenza, prezzi alti. Ma c'è chi obietta che la situazione non cambierebbe molto, visto che l'Italia dipende per l'85 per cento dalle importazioni di energia dall'estero contro una media Ue del 49 per cento. La debolezza energetica non è solo questione italiana. Nel mondo si prevede che la domanda crescerà al ritmo dell'1,8 per cento annuo fino al 2030. E le emissioni di anidride carbonica saranno due volte superiori ai livelli del 1990. Già oggi per coprire il fabbisogno interno i Quindici dipendono al 50 per cento da paesi extra Ue. Senza provvedimenti strutturali, dal 2030 l'Ue dovrebbe acquistare fuori dai suoi confini addirittura il 70 per cento dell'energia.

Che fare? Il commissario europeo all'Energia e ai trasporti, Loyola de Palacio, non ha dubbi: "Davanti alle prospettive di capacità delle fonti rinnovabili e alla sfida contro il cambiamento climatico, non vedo come potremmo privarci del nucleare nei prossimi 20-30 anni" spiega a Panorama. "Questo discorso rispecchia la verità e capisco che possa dare fastidio a qualcuno. Ma non si può protestare contro la dipendenza energetica crescente dell'Ue e contemporaneamente credere di poter rinunciare all'essenziale della nostra produzione elettrica".
Anche il commissario per la Ricerca, Philippe Busquin, è d'accordo. "Il protocollo di Kyoto" dice a Panorama "impone grossi sforzi per ridurre dell'8 per cento le emissioni dei sei gas a effetto serra. E l'Ue avrà un peso gravoso per rispettare gli impegni presi. Per questo l'opzione nucleare dovrebbe essere lasciata aperta". Aperta, con differenze da caso a caso, è rimasta in tutti questi anni oltre le Alpi. Dopo l'incidente di Chernobyl l'Europa aveva chiuso la strada al nucleare. Cinque degli otto paesi Ue con centrali nucleari in funzione (Svezia, Spagna, Paesi Bassi, Germania e Belgio) hanno annunciato, o adottato, una specie di moratoria che li impegnava a non costruire nuovi impianti o a chiudere gli esistenti entro una certa data. Ma c'è qualche segnale di ripensamento.
Il governo svedese, per esempio, al momento ha fermato questa decisione perché l'impatto, in termini di costi aggiuntivi, sarebbe troppo forte. Così in Germania, dove le pressioni dei Verdi avevano fatto fissare la chiusura delle 20 centrali in attività al 2021, si registra un calo del fronte dell'opposizione. Anche la Svizzera, che con un referendum ha deciso di non aprire nuove centrali, continua a sfruttare quelle che ha. La Finlandia è il paese dove il parlamento ha approvato la costruzione di una nuova centrale, la quinta. Mentre la Gran Bretagna, dove l'ultimo impianto risale al 1995, ha sborsato 410 milioni di sterline (615 milioni di euro) per salvare la British Energy, la società privatizzata di energia nucleare.
In questo scenario l'Italia si interroga. "Bisogna riavviare le centrali nucleari, non vedo altre soluzioni" sostiene Paolo Fornaciari, ex responsabile nucleare dell'Enel. "Intanto perché costa meno e inquina meno, poi perché non solo in Europa, ma anche negli Usa, tutti hanno capito che è l'unica via percorribile.
Non possiamo restare attaccati al petrolio. Se domani nasce una difficoltà internazionale e ci chiudono i rubinetti che facciamo? Rischiamo il caos. E poi finiamola di fare gli ipocriti. L'Italia prende l'energia nucleare da una centrale slovena, a due passi dai confini, che è uguale a quella che teniamo chiusa a Trino Vercellese".

Di parere opposto Ermete Realacci, di Legambiente: "Il nucleare costa molto di più rispetto ai cicli combinati a metano, ed è fuori da qualsiasi possibilità di mercato. A meno che le centrali non vengano costruite dallo Stato. Ma il problema vero è quello delle scorie. In Italia c'è ancora molta agitazione per la collocazione di quelle di 15 anni fa".
Il dibattito è aperto. E questa volta investe il merito del problema. "Personalmente sono contrario" sostiene Mario Signorino, presidente dell'associazione Amici della Terra, "ma bisogna discutere con serenità, abbandonando quelle posizioni protestatarie e strumentali del passato. Spesso nell'ambientalismo italiano prevale la mancanza di responsabilità".

http://www.panorama.it/italia/politica/ ... 2/idpag1-2

Il problema del periodo del referendum quindi forse è stato perchè l'Italia, impaurita dal disastro di Chernobyl non ha voluto prendersi più responsabilità di quella che aveva. Poi ha preso l'energia da centrali vicinisime al confine (Francia e Slovenia ad esempio) senza rendersi conto che il pericolo era ed è praticamente uguale.
[quote="Der_Wolf"]Ho appena sfasciato il cd, e questo è il mio ultimo post.[/quote]
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ThE)Black

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Post 15 Sep 2003 20:39

si il pericolo è uguale ma le spese erogate no, è tutto qui il fatto
Edit di Shade: Niente roba politica in signa thx.

Edit di Magistrate: Troppa roba in firma Black, metti al max un quote e magari un po meno invii
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ThE)ShaD0W

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Post 15 Sep 2003 20:41

Cmq penso che con questo argomento (delle centrali nucleari) la politica non c'entra perciò non andiamo OT
[quote="Der_Wolf"]Ho appena sfasciato il cd, e questo è il mio ultimo post.[/quote]
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M A F I A

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A D M I N

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Post 15 Sep 2003 20:42

Te lo dico io dove stava la convenienza Popo, al tempo in francia era al potere la Sinistra, le maggiori spese erogate dal nostro governo (al tempo di sinistra) rientravano probabilmente in una serie di accordi, di do ut des, di favori reciproci; e con questo chiudo l'OT.
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